Bah to cancer!


Ho finito di leggere un altro libro sul cancro (quando smetterò? Boh, forse mai…).
Due parole sul titolo in italiano: Come ho sconfitto il cancro. Come al solito le traduzioni si discostano dal senso reale del titolo inglese, in quanto How I said Bah to cancer è inteso piuttosto come “Come ho mandato al diavolo il cancro”, detto con molta ironia.

Ma un titolo così attrae di più… e però fa perdere il senso ironico inteso dall’autrice…

Comunque l’autrice del libro mi è molto simpatica (non so come mai mi ricorda un po’ Mamigà, forse per l’ironia), si chiama Stephanie Butland e, come noialtre “amiche” italiane, se mi concedete di chiamarci così, è una cancer blogger. Ecco il suo blog:

http://bahtocancer.com/

Il libro racconta la sua storia di tumore al seno diagnosticato nel 2008 all’età di 37 anni. Anche lei come Widepeak rifiuta l’idea di una battaglia con il cancro e la chiama piuttosto “la mia danza con il cancro”.

Nel libro buona parte è dedicata agli esercizi di immaginazione e alle modalità per vedere la situazione sotto diversi punti di vista prendendo spunto dai “Sei cappelli” di Edward de Bono, scrittore esperto di pensiero creativo.

E così il racconto della malattia, fronteggiata inizialmente come: “ho il cancro, probabilmente al I° stadio quindi lo affronterò come se fosse uno dei tanti episodi della mia vita, continuando il più possibile la vita normale, ma non morirò.” si snoda poi lungo il percorso chirurgico e terapeutico e con l’affacciarsi di  tutti gli aspetti delle cure che originano difficoltà e rendono più arduo riuscire davvero a proseguire nella vita normale.

Ogni argomento è seguito da una serie di consigli “creativi” per il diretto interessato su come affrontare la situazione (consigli anche divertenti, come ad esempio per rompere la noia delle sedute quotidiane di radioterapia: chiedetevi chi abita nelle case intorno all’ospedale e quale sia la loro vita). Molto interessante la sezione che segue ogni argomento e che è dedicata a chi sta accanto ad un malato di cancro e non sa come comportarsi. Penso che quei consigli siano veramente saggi ed utili per chi si trova disorientato dalla situazione e si chiede quale atteggiamento adottare con il malato.

Infine, ed è questa forse la cosa più bella, c’è la considerazione sul fatto che essere malati di cancro, per quanto possa cambiare la vita e far aprire violentemente gli occhi sulla paura della morte, possa anche essere un’occasione per aprire gli occhi su molti aspetti della vita, che di solito non vediamo.

Una cosa che mi è piaciuta molto è il momento in cui Stephanie si trova in dubbio se proseguire o meno la terapia con l’Herceptin, e, considerandone i lati positivi annovera il fatto che almeno così ogni tre settimane avrebbe un argomento di cui scrivere sul suo blog… Come la capisco!! 🙂

E’ un libro che affronta il cancro in un modo che aiuta ad essere ottimisti, quindi mi sento di consigliarlo. Anche se io non sarei mai riuscita a fare come l’autrice che teneva tra le mani la sacca della chemio e la visualizzava come una forza potente amica e guaritrice. L’unica volta in cui mi hanno dato in mano la sacca avvolta nella stagnola, ho dovuto chiedere il Valium… mi sa che su questo non ci siamo! 🙂

Ps. Continuerò di sicuro a leggerla nel suo blog!

12 commenti

  1. Uh, che bello sarebbe stato chiedersi chi abitava intorno all’ospedale… perché intorno al centro oncologico in cui facevo la radioterapia abitano solo un sacco di scoiattoli e anche qualche capriolo o cervo. E immaginare la loro vita sarebbe stato sicuramente un pensiero felice.

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    1. Penso non sia niente male avere un ospedale circondato da scoiattoli, sapere di avere la natura intorno dev’essere una cosa molto piacevole…anche in un momento così particolare come la radioterapia.

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  2. Ne prendo buona nota, come ogni libro che segnali Tu. Ora però devo terminare due libri già iniziati, poi ci sono il Tuo e quello di Giorgia, poi Verdone e Allende (regalati e quindi vige l’obbligo della loro lettura)…..sono molto, troppo, indietro….tempo tiranno……
    un libro di cui ho sentito l’intervista e del quale mi sono documentata è “Il male curabile” di Michele Cucuzza, in collaborazione con il Dr. Mauro Ferrari, che parla di nanotecnologie applicate alla cura dei tumori: vorrei leggerne qualche passaggio, perchè se non è troppo “tecnico”, credo che presto prenderà posto nella mia libreria.
    Un abbraccio cara

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    1. Quanti libri che hai da leggere, Rita, sei peggio di me… 🙂
      Ho intravisto in libreria il libro di Cucuzza, ma non so se lo prenderò. Comunque l’argomento è interessante…

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  3. Sto indietro, devo finire Una vita come le altre di Alan Bennet, poi dovrei iniziare Il linguaggio segreto dei fiori, regalatomi dalla mia nipotuccia, poi ho in sospeso Un giorno di David Nicholls. Poi ci sarebbe …………………………, ma il titolo non lo ricordo, lo sta leggendo mia madre regalatogli da mio figlio, è la storia di uno scimpanzè-umano……e ……………
    Ti dirò
    4p

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  4. “come ho sconfitto il cancro”spero di poterlo dire anch’io un giorno, nel leggere il suo libro ho avuto come la sensazione di leggere la mia storia.Ho sempre scritto i miei pensieri,mi piacerebbe scriverle in un libro ma non so come fare.o forse non ne sono in grado,continuero’ a scrivere nel solito quadernone a quadrettI!!!GRAZIE per aver scritto questo libro.

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    1. Rosy perché non ti apri un blog dove raccontare la tua storia? Da cancer blogger veterana posso dirti che aiuta tantissimo. Ed è poi una base per farlo diventare un libro. Pensaci e…se lo apri fammi sapere.
      In bocca al lupo per tutto!

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